del governo liberale di Nitti. Nel 1889 fu nominato Ministro del Tesoro nel secondo governo Crispi, assumendo in seguito anche l'interim delle Finanze. Le risorse risparmiate sugli interessi dei titoli di stato furono usate per completare la nazionalizzazione delle Ferrovie; si iniziò a parlare anche di nazionalizzazione delle assicurazioni (portata a compimento nel quarto mandato). E come lo applichiamo a tutti i partiti che sono fuori della costituzione da un estremo, l'applichiamo a quelli che sono fuori dall'altra parte […] in quanto a religione il Governo è puramente e semplicemente incompetente. if (event.button == 2) { ambienti conservatori troppo debole proprio quando era, secondo loro, necessaria Alle elezioni del 1919, non sarebbe riuscito eletto in Parlamento neppure lui, il capo. vecchio sistema elettorale uninominale con il sistema proporzionale, richiesto Scrisse lo storico Angelo Tasca che questo fu il primo «gesto di suicidio» dello Stato liberale.[38]. [49] Giolitti quindi venne apostrofato come il "teorico del parecchio" dalla propaganda interventista (in riferimento a una sua affermazione che dalla neutralità si sarebbe potuto ottenere, appunto, "parecchio", espressione usata in una lettera a Camillo Peano).[50]. I provvedimenti di Giolitti: politica interna e politica estera (non si parla del problema luci-ombre dei suoi mandati politici). Il terzo ministero Giolitti passò alla storia come "lungo e fattivo" ed è anche indicato come il "lungo ministero". Giolitti la rese più moderna, vennero fatte delle bonifiche e costruiti degli acquedotti. Il governo Nitti si Fu costretto alle dimissioni dopo poco più di un anno, il 15 dicembre 1893, messo in difficoltà dallo scandalo della Banca Romana che evidenziò in modo inequivocabile la prassi consolidata, fra politica e mondo della finanza, fatta di relazioni di mutuo interesse trasversali rispetto agli schieramenti politici. C.603.XI. A ciò si aggiunse, a complicare ulteriormente la situazione, Il programma prevedeva l'introduzione del suffragio universale maschile. Il principio nostro è questo, che lo Stato e la Chiesa sono due parallele che non si debbono incontrare mai. Figlio di Giovenale, cancelliere del tribunale di Mondovì, e di Enrichetta Plochiù (1808-1867), appartenente a una famiglia benestante di origine francese, il piccolo "Giuvanin", com'era chiamato in famiglia, rimase ad un anno orfano del padre, che morì a causa di una polmonite. «La tendenza, della quale ora ho parlato, produce il deplorevole effetto di rendere nemiche dello Stato le classi lavoratrici. Dopo soli tre mesi dovette dimettersi, sempre per la questione delle convenzioni marittime[27], e gli succedette Luigi Luzzatti, vicino alle posizioni giolittiane. L. Anfosso, La legislazione italiana sui manicomi e sugli alienati pag. Già dal discorso di insediamento alla Camera, Giolitti annunciò l'intenzione di voler modificare l'articolo 5 dello Statuto, la norma che aveva consentito al sovrano di dichiarare la guerra all'Austria senza il preventivo consenso del Parlamento. rapidamente sgomberare suscitando inevitabilmente le ire dei settori Ogni possibilità di collaborazione tra riformisti e Giolitti era ormai definitivamente tramontata. Non ha nulla da fare, nulla da vedere: lascia libertà assoluta ai cittadini di fare ciò che credono finché stanno entro i limiti della legge. Non andava meglio sul piano sociale con le proteste degli operai, dei contadini e dei reduci, rivendicazioni di natura di… Fu così che l'Italia si ritrovò, per una settimana, alleata di entrambi gli schieramenti. Giolitti si concentrò poi sulla questione di Fiume; prese contatti con la Jugoslavia e fu firmato il trattato di Rapallo nel novembre 1920, dove fu deciso che Fiume sarebbe diventata città libera; l'Italia inoltre oltre a rinunciare alle dirette pretese su Fiume, avrebbe rinunciato a ogni rivendicazione sulla Dalmazia, con l'eccezione della città di Zara, che sarebbe passata all'Italia. Il giovane Giolitti non amava la matematica e lo studio della grammatica latina e greca preferendo la storia e la lettura dei romanzi di Walter Scott e di Honoré de Balzac «per le loro connessioni con la tradizione storica o con la realtà attuale»[6]. Giolitti non ebbe incarichi di governo per i successivi sette anni, durante i quali la figura principale della politica italiana continuò a essere Francesco Crispi, che condusse una politica estera aggressiva e colonialista. "Memorie della mia vita / Giovanni Giolitti" con uno studio di Olindo Malagodi. alert(popup); Sarà questa la linea propugnata da Filippo Turati a partire dal 1901,[14][15] che definirà questa politica con il nome significativo di "ministerialismo". Democrazia nella quale un monarca non può che avere funzioni puramente simboliche e onorifiche: solo il Parlamento, organo che rappresenta la volontà popolare, può prendere decisioni gravi e dense di implicazioni come una dichiarazione di guerra. Nel 1906 venne anche istituito il corpo degli Ispettori del lavoro, a tutela dei lavoratori. } La prima guerra mondiale che sconvolse l'Europa accelerò, soprattutto in Italia, quel processo di cambiamento politico e sociale che stava maturando nelle classi politiche dell'epoca, decretando la fine dei vecchi partiti politici di ispirazione liberale. La situazione storica che attraversava il partito socialista, spaccato tra massimalisti rivoluzionari e turatiani riformisti favorì il programma giolittiano di coinvolgerlo nella guida del paese, ma anche lo condizionò come apparve dagli spostamenti a destra o a sinistra che subì il suo governo a seconda di quale corrente prevalesse nei periodici congressi del partito. Messi a conoscenza dell'impegno assunto, anche i comandi militari si allarmarono: l'improvviso rovesciamento di alleanze richiedeva i necessari preparativi. Fuori c'era una gazzarra di giovani fascisti che stazionavano sotto le finestra, in attesa: quel vecchiaccio non si decide a morire.», «… le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese… Il sarto che ha da vestire un gobbo, se non tiene conto della gobba, non riesce.». // --> Salandra che, per sua stessa ammissione, si rendeva conto che i neutralisti erano in netta maggioranza e divenivano sempre più forti, prorogò l'apertura della Camera dal 12 al 20 maggio. Le elezioni vennero indette per il 26 ottobre 1913 (i ballottaggi per il 2 novembre). Egli dunque era convinto di dover governare un paese "gobbo" che non aveva intenzione di "raddrizzare" ma realisticamente governare per quello che era. if (document.layers) { Dopo i disgraziati avvenimenti che avevano caratterizzato l'ultimo governo Crispi e quello di Pelloux, Giolitti era convinto che, se lo stato liberale avesse voluto sopravvivere, doveva tener conto delle nuove classi emergenti. Giovanni Giolitti sarà forse il primo politico italiano di scuola liberale a cogliere le potenzialità e l'importanza di questo dibattito tanto da dichiarare in un famoso discorso del febbraio 1901: "Io non temo le forze organizzate. Già a partire dal governo Zanardelli (15 febbraio 1901 - 3 novembre 1903), Giolitti ebbe una notevole influenza che andava oltre quella propria della sua carica di Ministro degli Interni, anche a causa dell'avanzata età del presidente del consiglio. Iugoslavia, firmando due trattati (trattato di Tirana e di Rapallo) che in qualche modo ridefinissero le aree Nel ventennio precedente il Paese aveva fatto grandi progressi, risanato il debito estero, conquistato una colonia sulla sponda settentrionale dell'Africa. Per risanare il bilancio dello Stato in grave passivo per le spese di guerra, aumentò il carico fiscale sui ceti più abbienti introducendo imposte straordinarie sui profitti di guerra e addirittura fece varare una legge sulla nominatività dei titoli azionari che cessarono di essere parzialmente esenti dall'imposizione fiscale. al 1896 e Napoli e la questione meridionale in aperta polemica con la La lira godeva di una stabilità mai prima raggiunta al punto che sui mercati internazionali la moneta italiana era quotata al di sopra dell'oro e addirittura era preferita alla sterlina inglese. if (go.which == 3) { Essi si Inoltre l'assetto della frontiera orientale non contemplava il passaggio di Fiume all'Italia (si pensava di lasciare almeno un importante porto adriatico all'Austria-Ungheria) e soprattutto non teneva in debito conto un dato esiziale: era evidente che, a guerra finita, gli iugoslavi avrebbero voluto formare uno stato indipendente. Advanced embedding details, examples, and help! Inviso ai grandi industriali e proprietari terrieri per il suo rifiuto di reprimere con la forza le proteste che attraversavano estesamente il paese (v. Fasci siciliani) e per le voci su una possibile introduzione di un'imposta progressiva sul reddito Giolitti dovette temporaneamente ritirarsi dalla vita politica. Il 24 maggio entrò in vigore lo stato di guerra con l'Austria. In questo contesto furono varate norme a tutela del lavoro[18] (in particolare infantile e femminile), sulla vecchiaia, sull'invalidità e sugli infortuni; i prefetti furono invitati a usare maggiore tolleranza nei confronti degli scioperi apolitici; nelle gare d'appalto furono ammesse le cooperative cattoliche e socialiste. Il riverbero di questa situazione è fortissimo all'interno del PSI dove incominciano a formarsi, per la prima volta in maniera articolata e concreta, le correnti riformista e massimalista. Il quarto governo Giolitti durò dal 30 marzo 1911 al 21 marzo 1914. Pur essendo ufficialmente un liberale moderato, la posizione di Giolitti fu controversa e sfaccettata. Il Parlamento, a differenza di Alcune delle proteste sviluppatesi durante il cosiddetto biennio rosso, e, successivamente, i torbidi crescenti a partire dalla seconda metà del 1920, da parte di agrari e fascisti, avevano esplicitamente di mira la sovversione delle istituzioni statali. Dopo alcune, inevitabili, carenze, tutto il Paese si prodigò per aiutare la popolazione siciliana. Egli si può definire, a seconda delle circostanze, un liberale progressista, un conservatore-progressista o un conservatore liberale illuminato, che sapeva adattarsi, cercando di padroneggiarla, alla variegata realtà politica italiana. In seguito a qualche giovanile problema di salute, su consiglio dello zio medico, la madre lo portò per alcuni periodi tra le montagne della Valle Maira, nella casa del nonno materno a San Damiano Macra[3]. sua azione politica egli pensò allora di riferirsi alle forze fasciste, che una solida maggioranza e rassegnò le dimissioni il giugno di quello stesso Plateale dimostrazione d'efficacia del nuovo corso politico fu quanto avvenne durante il primo sciopero generale della storia italiana nel 1904 proclamato dalla Camera del Lavoro di Milano: il governo presieduto da Giolitti non intervenne per la repressione dello sciopero lasciando che la manifestazione si esaurisse da sola ed assolvendo solamente al mantenimento dell'ordine pubblico. La sua stella sembrava tramontata, ma il biennio rosso la fece tornare in auge: in molti tornarono a pensare che in quell'Italia dilaniata dalla violenza, dalla crisi economica e dagli scontri tra socialisti rivoluzionari e ultranazionalisti solo l'anziano uomo di Stato piemontese poteva, con la sua azione politica e il suo savoir-faire, quietare una situazione che sembrava molto critica[37]. diplomatica e politica; messo in minoranza sul decreto di aumento del prezzo Elezioni politiche del 1919 . Lo sviluppo interessò anche le banche. colpire i redditi pi elevati. Socialisti e popolari mantennero la loro forza, mentre i Blocchi Nazionali ottennero solo una maggioranza stentata.

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